| Scrittura |
La dedica è stata incisa dopo il calco con lettere alte da 0,5 a 06 cm. Corre lungo la groppa e i due fianchi dell’animale, aspetto rilevante visto che presumibilmente il fianco sinistro era parzialmente nascosto alla lettura dello spettatore.
Il nome del dedicante, di difficile lettura a causa dell’ossidazione e non apprezzabile dalla fotografia, è inciso da sinistra a destra, dal basso verso l’alto, sul lato sinistro del collo: ciò sembra essere confermato, secondo l’ed. pr., dal sigma finale a tre tratti.
Anche il nome di Apollo è inciso sul fianco dell’animale da sinistra a destra, ad eccezione della epsilon, che è destrorsa.
La seconda parte della dedica, in scrittura ortograda, occupa il fianco destro all’altezza della groppa, mentre due lettere sono collocate davanti al ginocchio del cavaliere.La grafia si caratterizza per l’arcaismo delle lettere (theta, kappa e soprattutto epsilon). Tuttavia, le aste quasi verticali della lettera ny e la geminata di Ἀπέλλονι, di cui non si conosce alcun altro esempio in Laconia prima del V secolo a.C. (Ἀπέλλονος, santuario di Apollo Hypertéléatas, IG V1, 986), potrebbero segnare un’evoluzione. Questi elementi spingono l’ed.pr. a pensare come datazione utile la seconda metà del VI sec. a.C.
La grafia V per ypsilon potrebbe costituire un indizio di origine: rara in tutta la Laconia, è invece ampiamente attestata nei santuari di Hypertéléatas e di Tyritas, il che confermerebbe anche l’ipotesi di una produzione locale.
La forma ἀνθὴκε invece di ἀνέθηκε deriva molto probabilmente da un’omissione accidentale; sussistono almeno due altri esempi: uno segnalato da L. Threatte sull’acropoli di Atene (ca. 550-500 a.C.), l’altro da R. Wachter a Naucrati. |
| Commento |
L’espressione Tō ‘ν equivale a τō[ι] ἐν. La mancata notazione dello iota nel dativo singolare dell’articolo, così come nei sostantivi tematici e nei femminili in -α, è un fenomeno comune nelle iscrizioni arcaiche. Quando un teonimo è preceduto dall’articolo, può accadere che lo iota finale venga scritto una sola volta, o alla fine dell’articolo (τᾶι Ἥρᾱ, IG XII 6, 2, 540; τᾶι ϝορθείᾱ, LSAG², 447 C), o alla fine del teonimo (τᾶ Ϝο(ρ)θείᾱι,SEG 2, 66); oppure si trova in una forma con crasi, come τἀθαναίᾱι (ABSA 24, 1919-21, 119 n°70), o in questo caso ἀν<έ>θεκε το[ι] ‘ν Τύροι ǀ Ἀπέλλονι
L’assenza dell’ἐ- iniziale (‘ν invece di ἐν) corrisponde a un’elisione inversa o a una «riduzione dello hiatus». Questo fenomeno, sporadico nei Tragici (γενήσομαι ‘γώ, Eur., Iph. Aul. 1396), è invece frequente in Aristofane. Dopo una vocale lunga o un dittongo (preferibilmente con il primo elemento lungo), la riduzione dello hiatus provoca l’elisione della vocale breve iniziale ἀ- o ἐ- in parole grammaticali come ἐπειδὴ, ἐνταῦθα, ἐντεῦθεν, talvolta nell’aumento verbale e, soprattutto, nelle preposizioni e nei preverbi ἀπό, ἐν, ἐξ, ἐπί, ἐς.
Ad esempio, dopo vocale lunga: τοὶ ’ς ἄσιστα πόθικες (IG V2 159); ἱκετεύω ‘νταῦθά γ’ (Nu. 696), ἀγορὰ ‘ν Ἀθάναις (Ach. 729), μὴ ‘ν τοῖς τρίβωσιν (Ach. 343), αἰ ζέ μὴ ‘νποι (IED 20,6), τõ ‘ν Ναύπακτον ϝοικέοντος (IG IX, 12 3, 718). Dopo dittongo: τοὶ ‘ς ἄσιστα πόθικες (laconico, IG V2, 159), οὐρανίᾳ ‘ν αἰθέρι (Soph., OT 866-7), λαοδόκῳ ‘ν ἀγορῇ (Megara, SEG 13, 312), τοῖ ´νταύτ’ ἐγραμένοι (Elide, IED n°10).
L’uso del toponimo Τύρος, preceduto da ἐν invece dell’etnico Τυρίτας (SEG 11, 892; IG V1, 1517), è insolito. Ragioni metriche legate alla necessità di prosodia giambica potrebbero spiegare il dettato.
Ad ogni modo, la formula non è frequente, inoltre l’inserimento di ἐν Τύρōι tra l’articolo e il nome del dio non ha precedenti, poiché in laconico il toponimo è regolarmente posizionato dopo il teonimo: lac. Ἀ[πό]λλ[ωνος ἐ]ν Ἀμυκλαίō[ι] (IG V,1 863B); τοῦ Ἀγλαπιῶ τῶ ἐν Κῶι (Rigsby, Asylia 14 e Minon, IED 32); arc. τᾶς Ἀρτάμιτος τᾶς ἐν Λούσοις (IG V,2 399).
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