Legenda
A. Riferimenti: ad una voce di IG; a voci di SEG; ad altri repertori; link ad IG / PHI (se presenti) o ad altri database online;
B. Contributi documentali (strettamente epigrafici o archeologici);
C. Contributi al testo (filologici, linguistici, metrici, storici);
D. Contributi presenti in voci di catalogo o in monografie; articoli con trattazioni di più voci di CEG.
OS. Open Sources: database o strumenti di indagine accademica online.
A | SEG 46.72; 46.2264; 58.30; 58.1886; 58.1888; 59.1969; 60.1924; IG I 3 1181; PHI. |
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B | Molyneux 1992, pp. 300-302; sostiene che l’unico indizio utile a suggerire una datazione di questo epigramma sia offerto dall’analisi dell’alfabeto. Non sussistono, tuttavia, solidi indizi atti a fornire una plausibile identificazione del contesto storico/occasione di scrittura (in tal senso sarà impossibile avanzare teorie volte a pre o post-datare l’epigramma). |
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C | Kurke 1993, pp. 131-163; l’articolo è edito in un volume dedicato ai giochi olimpici. Il contributo di Kurke affronta aspetti rituali e concettuali connessi alla vittoria atletica specialmente fra il VI e il V sec. a.C. in relazione a CEG 4, 519, 657, 785, 790, 862, 879. Lo studioso dimostra che oltre alle ricompense materiali i vincitori dei giochi olimpici godettero di una fama panellenica che andava oltre il semplice prestigio e che influenzava anche la loro carriera futura. |
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C | Bruss 2005; per una trattazione più diffusa del contributo, vedi CEG 1. Per CEG 4 = Bruss 2005, p. 96 n. 31. |
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D | Tsagalis 2008; per una trattazione più diffusa del contributo, vedi CEG 1. Per CEG 4 = Tsagalis 2008, p. 83 n. 60; 231 n. 27; pp. 252 e 276. |
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D |
del Barrio Vega 2008, pp. 137-151; discute alcuni epigrammi di CEG trasmessi anche dalla tradizione manoscritta. Trova estremamente interessante e proficuo il confronto fra le due modalità di trasmissione. In molti casi il problema fondamentale consiste nel determinare se l’iscrizione sia precedente o successiva all’epigramma letterario trasmesso dalla tradizione manoscritta. In linea generale la studiosa segue un ragionamento basato sulla cronologia delle due produzioni: se l’iscrizione è sufficientemente antica, allora essa è ritenuta originale. Al contrario, se essa è più tarda, allora il testo epigrafico è considerato come un’imitazione (non sempre fedele) dell’epigramma letterario. Dopo aver analizzato 12 diversi casi (fra cui una serie di voci di CEG di cui daremo menzione in questo luogo con i relativi riferimenti bibliografici, rimandando poi alle singole voci per le discussioni pertinenti) conclude (p. 149) che la casistica è molto varia e difficile da sintetizzare. In alcuni casi non si ha alcun dubbio che la versione epigrafica è più antica della letteraria (suoi nn. 1, 2, 3, 6, 7). Il confronto tra le due versioni mostra che la versione letteraria tende (in linea generale) a diminuire i tratti dialettali dell’originale epigrafico (suoi nn. 6 e 7). Le differenze tra le versioni letterarie ed epigrafiche possono essere minime, o addirittura limitarsi solo alla grafia (suoi nn. 1, 2, 3). Quando l’epigramma è trasmesso da più di un autore bisogna tener conto delle discrepanze tra i diversi autori e le diverse tradizioni manoscritte (nn. 7 e 10). Può anche accadere che, per diversi motivi, le versioni differenti non abbiano lo stesso numero di versi (nn. 3, 7, 10, 11, 12). In altri casi, invece, le differenze devono essere attribuite al fatto che le due versioni contengono parti differenti dello stesso epigramma (n. 4) o che, nonostante le apparenze, non si tratti affatto dello stesso epigramma (n. 8). In generale la versione letteraria permette di ricostruire parti più o meno estese dell’originale epigrafico, soprattutto se risultano parti perdute (nn. 1, 2, 3, 4, 7, 8, 9). Altre volte, invece, è l’iscrizione che aiuta a stabilire il testo corretto della versione manoscritta (n. 7). Non manca un esempio di esemplare epigrafico non originale, ma semplice riproduzione di un epigramma letterario, o variazione di esso (n. 10). Di tutti gli epigrammi analizzati la del Barrio fornisce l’edizione vulgata del testo. Di seguito una nostra tabella di corrispondenze: CEG = M. L. del Barrio Vega 2008 A proposito di CEG 4 ricorda che l’iscrizione, attualmente dispersa, conserva i resti di 4 versi, identificati con AP VII, 254, da cui l’attribuzione a Simonide. Poiché l’iscrizione era scritta stoichedon e presumibilmente in alfabeto epicorico attico (con notazione di aspirazioni con grafia attica <ΧΣ> o <ΦΣ> piuttosto che secondo grafia ionica <Ξ> o <Ψ>), sostiene che è possibile ricostruirne il testo con probabile certezza a partire dal testo di AP. Purtroppo, quel poco che si conserva, non ci permette di stabilire come e quale fosse il testo originario. In nota (n. 10 pag. 143) aggiunge che se l’attribuzione a Simonide fosse corretta, i combattenti ateniesi citati dovrebbero essere quelli morti a Tanagra nel 457 a.C. |
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C | Kaczko 2009, pp. 90-117; per una trattazione più diffusa del contributo, vedi CEG 1. CEG 4 = Kaczko 2009 p. 93-94 n. 12; pp. 110-112; n. 62 e 64 p. 111. L’epigramma è citato in una lista di epigrammi dove compaiono esempi di [a:] accanto a esempi di [Ɛ:]. A p. 97, n. 21. La studiosa menziona CEG 4 anche a proposito di esempi di epigrammi noti da copie letterarie (nello specifico CEG 4 è anche in AP VII, 254). |
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B |
Vestreheim 2010, pp. 61-78. L’articolo è contenuto all’interno del volume edito da Baumbach, Petrovic A. e Petrovic I., dedicato all’analisi di numerose caratteristiche degli epigrammi greci arcaici e classici. Il contributo di Vestreheim presenta un approfondimento sull’uso della prima e della seconda persona negli epigrammi epigrafici di tipo funerario. Fra le voci di CEG, Vestreheim analizza i nn. 4, 24, 41, 46, 53, 131, 479, 519, 526, 530, 546, 571. |