Legenda

A. Riferimenti: ad una voce di IG; a voci di SEG; ad altri repertori; link ad IG / PHI (se presenti) o ad altri database online;
B. Contributi documentali (strettamente epigrafici o archeologici);
C. Contributi al testo (filologici, linguistici, metrici, storici);
D. Contributi presenti in voci di catalogo o in monografie; articoli con trattazioni di più voci di CEG.
OS. Open Sources: database o strumenti di indagine accademica online.

 

A SEG 36.45; 40.37; 52.60; 58.30; 58.62; 58.1888; 60.12; 62.37; IG I 3 1163; PHI.
 
C Schachter 1986, p. 5, n. 3, osserva che l’anonimo semi-dio alle linee 3-4 è solitamente interpretato come Trophonios o Orione, ma potrebbe essere anche Charops. Tuttavia, poiché il dio dell’epigramma sembra avere connessioni con l’oracolo, dei tre suggeriti Schachter ritiene che solo Trophonios sia riconducibile a questa descrizione.
 
B

Griffith 1988, pp. 24-30 (ph.), nel contesto di un lungo capitolo sugli ateniesi deceduti nella battaglia di Cheronea, riesamina la nostra iscrizione che definisce “inusuale”. Pubblica un nuovo testo con apparato. A pag. 24 ripercorre brevemente le posizioni critiche dei precedenti editori, nello specifico, (in breve): per quanto riguarda il contesto storico di riferimento, Kyparissis e Peek pensano alla spedizione a Cheronea in Beozia e datano l’iscrizione al 447/6, mentre Mattingly pensa alla battaglia di Delio, 424 a.C., soprattutto per motivazioni di natura epigrafica che Griffith non si sofferma a commentare. Riportando un passo di Aristofane (Pace 835), Griffith sostiene che l’autore dell’epigramma potrebbe essere identificato con Ione di Chio: egli è citato come appena deceduto nel passo della Pace, ed era dunque presumibilmente vivo nel 424. Critica duramente la posizione di Bowra il quale sostenne che l’autore dell’epigramma poteva essere identificato con Sofocle; a sostegno della sua tesi cita inoltre un articolo di Cameron in «Harvard Theological Review» 33, 1940, pp. 97-130. Discute inoltre alcune questioni fra cui:

– la scelta delle terminazioni avverbiali in ἀέλπτως e δαιμονίως. Condivide con K. Trypanis le perplessità riguardanti la concordanza fra ψυχάς e δαιμονίους e ritiene la lingua greca «più tollerante» nei confronti delle ripetizioni «than current English or Latin»;

– la figura degli ἡμίθεοι (l. 4) agli ἥρωες, basando l’equazione sul confronto con un passo platonico: Crat. 398c;

– la lacuna dopo θείαν (l. 4). Ricorda che la prima analisi della pietra (del 1936) non aveva prodotto alcuna informazione utile, mentre la sua più recente autopsia (del 1988, eseguita con l’aiuto della Dott.ssa Molisani, allora Direttrice del Museo Epigrafico di Atene) ha messo in evidenza (come pure si nota dalla fotografia a p. 30) un danno sulla superficie della pietra profondo circa 3-3,5 mm e dunque di ampiezza sufficiente per accogliere 5 lettere sia nel pentametro che nell’esametro. Il danno sembrerebbe essere volontario poiché sono evidenti i segni grossolani di un puntello. Grazie all’aiuto di una lente di ingrandimento illuminata e tenuta nell’angolo critico della pietra, riesce ad intuire le tracce delle lettere della lacuna al v. 4, dove sia IG che Hansen pubblicavano [εἴσοδο]ν: Griffith al contrario afferma di notare un piccolo taglio inclinato, appena percettibile, che interpreta come asta sinistra finale di una lettera come A, Γ (che nel testo è inciso con la grafia di lambda attico), M o X. Discute a lungo (p. 26-27) le circostanze che hanno prodotto tale danno sulla pietra e conclude che l’incisore avrebbe inizialmente eseguito un lavoro preliminare di scrittura, commettendo un errore nel pentametro di cui non si sarebbe reso conto. Successivamente, accortosi dell’imprecision e nell’impossibilità di trovare una parola soddisfacente sia per le esigenze sintattiche sia per quelle metriche nello spazio a disposizione, sarebbe stato costretto ad intervenire direttamente sulla pietra. Griffith discute anche la congettura suggerita da Peek per questa lacuna (ἤλυσιν) e la ritiene adatta, ovvero trova coerente il fatto di accordare un accusativo al precedente θείαν, retto dal participio seguente, ma ipotizza la possibilità che l’incisore possa aver introdotto una parola di 6 lettere (e non 5) e per questo suggerisce nel testo l’integrazione di ἀτραπόν. Ammette che errori nelle iscrizioni di tipo stoichedon sono rari ma non privi di attestazioni e a tal proposito cita il lavoro di M. J. Osborne, Attic cutters at work, «ZPE» 19, 1975, pp. 159-177;

– la lacuna in l. 5, che occupa lo spazio di 10 lettere, anche se sembrano essere necessarie solo 8 per completare il dattilo nel pentametro. A tal proposito discute l’integrazione di Fränkel e suggerisce ἀρὰ…: «the supernatural deity was πρόφρων  in spite of what one might think (as the last couplet makes clear), and ἔδωκε is a more natural verb to govern ἄγραν than ἔνειμε».A pag. 27-28 presenta la traduzione del testo: «Unhappy are you, who bore to the end such warfare in a manner not hoped for, and lost your heroic lives in battle, – not by the enemies might, but some power coming by a divine path confronted you and balked you. In his wisdom he hunted you down and delivered you to your foes, their prey which they had hardly earned. This purpose he accomplished to your hurt, while ordaining for all mortals in time to come that they take to heart the sure outcome of prophetic sayings».In conclusione definisce il linguaggio utilizzato «mildly Ionic-epic vocabulary», tranne qualche esempio desunto dal formulario attico. Trova che la struttura sia molto vicina al mondo metrico dei primi elegiaci come Callino, Mimnermo e Xenofane, soprattutto per l’uso della dieresi bucolica e della cesura trocaica.

 
B Tsirigote-Drakotou 2000 A [2004], pp. 87-112 (ph.), offre uno studio ricco e dettagliato della topografia dell’area a nord-ovest di Atene, specialmente del Demo di Sema (pp. 87-104), includendo la descrizione del monumento e dell’epigrafe (pp. 104-112).
 
C Bruss  2005; per una trattazione più diffusa del contributo, vedi CEG 1. Per CEG 5 = Bruss 2005, p. 26 n. 26; p. 96 n. 31.
 
D Tsagalis 2008; per una trattazione più diffusa del contributo, vedi CEG 1. Per CEG 5 = Tsagalis 2008, p. 252, 266, 276.
 
B Arrington 2012.