Legenda

A. Riferimenti: ad una voce di IG; a voci di SEG; ad altri repertori; link ad IG / PHI (se presenti) o ad altri database online;
B. Contributi documentali (strettamente epigrafici o archeologici);
C. Contributi al testo (filologici, linguistici, metrici, storici);
D. Contributi presenti in voci di catalogo o in monografie; articoli con trattazioni di più voci di CEG.
OS. Open Sources: database o strumenti di indagine accademica online.

A SEG 39.1779; 40.1650; 55.2007; 58.30; 58.1887; IG I3 1196; PHI
 
D Day 1989, pp. 16-28; vedi CEG 13. Traduzione a p. 25: «His father Amphichares set up this marker of the dead Chairedemos, mourning his good boy».
 
C Ecker 1990, vedi CEG 2.
 
D Elmer 2005, pp. 1-39; vedi CEG 13.
 
D

Dihle 2008, pp. 26-36; a proposito di uno studio sulla dedica del colosso di Nasso, I. Délos 4 (LSAG2 304 no.10) argomenta l’utilizzo diversificato della punteggiatura in relazione anche alla metrica. Fra i vari componimenti esamina CEG 14, 37, 226, 239, 323, 454. Di seguito una tabella di corrispondenze fra voci di CEG e le relative pagine dell’articolo:

CEG               pagina
14                   p. 29
37                   p. 29; p. 30
226                 pp. 29-30
239                 p. 31
323                 p. 30
454                 pp. 27-28

 
D Tsagalis 2008, vedi CEG 1. CEG 14 = Tsagalis 2008, p. 321.
 

 

 C

Lougovaya-Ast 2017, pp. 27-42. L’articolo presenta alcune osservazioni sull’uso dei segni di punteggiatura nelle iscrizioni. Fra gli esempi di CEG si sofferma su CEG 13, 14, 16, 34, 434, 435, 454, (per cui vedi voci corrispondenti). A proposito di CEG 14 cfr. p. 32 (con traduzione in inglese).

Nel corso del contributo, la studiosa sostiene spesso che nelle iscrizioni metrica la punteggiatura sembra essere evitata alla fine del verso, quando questo coincide con il termine della linea epigrafica (un’affermazione che era già in Threatte 1980, pp. 73-84 a proposito delle iscrizioni attiche). Come sostiene la studiosa alla fine del suo contributo (pp. 41-42), tuttavia, questa osservazione è valida solo per una parte delle epigrafi. In effetti, ciò che emerge dall’articolo è che per quanto concerne l’uso della punteggiatura nelle iscrizioni, non sembra essere particolarmente rilevante il dato metrico. In altre parole, che il testo sia o meno in versi non costituisce argomentazione valida a sostenere o meno l’uso della punteggiatura nel testo stesso. Ciò che sembrerebbe, invece, essere dirimente è la tipologia del testo. Consideriamo infatti le iscrizioni di CEG, gran parte di esse1 sono funerarie o dedicatorie e non presentano la punteggiatura se questa coincide con la fine della linea epigrafica. Viceversa, ciò non accade nei testi di natura giuridica. A tal proposito, la studiosa, riflettendo sull’uso di copiare il testo delle leggi soprattutto a scopo di diffusione, si chiede se la necessità di riprodurre il testo tramite copiatura possa spiegare la presenza dei segni di punteggiatura anche in fine di linea epigrafica.

1. Occorre prestare attenzione a questo tipo di osservazioni e tenere in considerazione il fatto che la tipologia dei testi superstiti può essere stata fortemente condizionata sia dalla natura archeologica dei ritrovamenti che dal reimpiego di alcuni materiali. In altre parole, un’iscrizione funeraria – se posta in situ o riutilizzata come riempimento – oppure dedicatoria – che difficilmente cade in ‘disuso’ – ha più possibilità di sopravvivere di un testo metrico iscritto su piccolo vaso o suppellettile.