Titolo Epigramma funerario per i caduti di Ambracia, CEG 142a.
Trismegistos 892242 e 892243
Autore e data Alessia Gonfloni, 2 luglio 2022.
Editio princeps Andreou 1986 (1991), pp. 425-446 (SEG 41.540a).
Altre edizioni Matthaiou 1990-91 (1993), pp. 271-277 e Id. pp. 303-310; Bousquet 1992, pp. 596-606; Cassio 1994 (SEG 44.463); Randone 2013, pp. 33-52 (SEG 63-404).
Bibliografia Andreou 1993, pp. 91-101; Andreou – Andreou 1995, pp. 109-113 (SEG 45.661); D’Alessio 1995 pp. 22-26; Athanassoudi 1995-1996, pp. 217-226 (SEG 46.676); Cabanes 1997, 95-101 (SEG 47.795); Palumbo Stracca 1998, pp. 237-245 (SEG 63-404); Kontorini 1999, pp. 281-283; Rossi 1999, pp. 31-32; Faraone 2008, pp. 133-136 (SEG 63-404); Passa 2008, pp. 205-230 (SEG 63-404); Aloni – Iannucci 2007 (SEG 63-404); Bring – Bruss 2007; Passa 2016 pp. 283-285; Tentori Montalto 2017, pp. 85-90 no. 1; Katsadima 2018, pp. 167-168; Lytle, E. 2022, pp. 77-96.
Testo

Ἄνδρας [τ]ούσδ’ [ἐ]σλοὺς ὀλοφύρομαι, hοȋσι Πυραιβο͂ν ⁝

παῖδες ἐμετίσαντ’ ἀ[λ]κινόεντα φόνον[⁝]

ἀνγε̣ [λί]αν με(τ)ίοντας ἀπ’ εὐρυχόροι[ο Ϙορίνθoυ]

pent. ⁝ |

hex. ⁝]                                                                                                                    5

πατρίδ’ ἀν’ ἱμερτὰν πένθος ἔθαλ̣ λε τότε. ⁝

Τόδε δ’ ἀπ’ Ἀνπρακίας, Ναυσίστρατο<ν>, αὐτὰ παθόντε ⁝

Καλλίταν τ’ Ἀίδα δο͂μα μέλαν κατέχE

ΚαE μὰν Ἀραθθίονα καE Εὔξενον ἴστε, πολῖταE,

hος μετὰ το͂νδ’ ἀνδρο͂ν Κ̣ὰρ ἔκιχεν θανάτου⁝

 

Apparato

2. ἀ[λ]κινόεντα: ἀ[λ]γινόεντα Matthaiou 1990-1991, α[ἰ]κισθέντα Bousquet 1992; 3. εὐρυχόροι[ο Ϙορίνρoυ] Bousquet 1992, εὐρυχόροι[ο —] Randone 2013; 7. Ναυσίστρατο<ν> Cassio 1994: Ναυσίστρατος lapis;         παθόντε Cassio 1994: παθόν τε Bousquet 1992,       signum ⁝ in fine versus omittit SEG; 8. et 9. signum ⁝ in fine versus false legunt Andreou 1986 et Cassio 1994; 10. ΚαE: Κάρ Bousquet 1992;       signum ⁝ in fine versus omittunt Andreou 1986 et Randone 2013.

 

Metro

Cinque distici elegiaci con perdita dei vv. 4-5 (un pentametro e un esametro).

Traduzioni 

Cassio 1994, p. 103: Io lamento questi uomini valorosi, ai quali, mentre compivano una missione venendo dalla grande [Corinto], i Pyraiboi procurarono una morte dolorosa… allora nell’amata patria si levò alto il compianto. Questi due di Ambracia, Nausistratos e Kallitas, partecipi di questa stessa sorte, li trattiene la nera casa dell’Ade; e sappiate, cittadini, che insieme a questi uomini la Ker di morte raggiunse Aratthion ed Euxenos.

D’Alessio 1995, p. 26: Lamento questi uomini valorosi, ai quali i figli dei Pyraiboi ordirono dolorosa strage, mentre da [Corinto] dalle ampie piazze si recavano in ambasceria (?) (. . .) allora per l’amabile patria fioriva il cordoglio. E questi due Ambracioti che patirono la stessa sorte, Nausistratos e Callitas, li trattiene la nera case di Ade. Ed ecco, cittadini, sapete (sappiate?) che insieme a questi uomini il Fato di morte colse Aratthion ed Euxenos.

Randone 2013, p. 35: Piango questi uomini valorosi, ai quali i figli dei Pirebi ordirono dolorosa strage. Mentre andavano a ricevere un’ambasceria da parte dell’ampio … fioriva allora lo strazio nella patria amabile. Questi due, da Ambracia, Nausistrato e Callita, che patirono la stessa sorte, li trattiene la nera dimora di Ade. E sapete, cittadini, che Arattione ed Eusseno con questi prodi la Chera di morte raggiunse.

Altre traduzioni

Andreou 1986, p. 431: Ολοφύρομαι γι’αυτούς τους λαμπρούς άνδρες, για τους οποίους ἐγιγαν θυσίες βοδιών. Παιδιά θα μπορούν να τιμούν σε κενοτάφιο εμένα και τη γενιά των δuό μας, η οποία αυτούς που ήρθαν εναντίον μου από την ευρύχωρη [—] στην ποθητὴ πατρίδα απλώθηκε βαρύ πένθος τότε. Όσο για την Αμβρακία, αφού και ο στρατός έπαθε τα ίδια με τα πλοία, τον Καλλίτα κατέχει το σκοτεινό δώμα του Άδη. Αναμφίβολα όμως γνωρίζετε βέβαια, πόσο εύξενος είναι ο Αραθθίων (Άραχθος) προς την πόλη, ο οποίος μαζί μ’αυτούς εδώ τους άνδρες συνάντησε το θάνατο.

Bousquet 1992, p. 599: Je pleure sur ces hommes valeureux, à qui les enfants des Pyraiboi ont infligé une mort ignominieuse, alors qu’ils escortaient une ambassade venue de la vaste (Corinthe) … (le pentamètre et l’hexamètre devaient énumérer les noms des ambassadeurs)… dans leur aimable patrie le chagrin alors a foisonné. Et voici deux Ambraciotes: Nausistratos qui a subi le même sort, et Kallitas aussi qui est prisonnier dans la noire maison d’Hadès. Et biensûr, vous savez, mes concitoyens, comment Araththiôn et Euxénos en leur compagnie ont affronté le Génie de la mort.

Scrittura

Alfabeto: azzurro scuro (corinzio)

Letterealpha con traversa obliqua, beta corinzio, gamma a uncino, epsilon con simbolo di beta (detto anche variazione di eta chiuso); notazione grafica di EI = E (con duplice valore); theta a croce; iota a quattro tratti; lambda ultimo tratto breve; sibilante = M; rho occhiello rigido; chi = X / croce.

Andamento: tre linee di scrittura stoichedon e bustrofediche; la prima riga è destrorsa. Le lettere sono alte 6 cm e sono incise in maniera accurata ed elegante. Le lettere tonde hanno le stesse dimensioni delle altre. In media si distanziano da 86 a 87 mm l’una dall’altra.

Altri segni nel testo: i tripli puntini presenti non interferiscono con la natura stoichedon del testo. Randone, p. 45, invita ad una maggiore attenzione nella considerazione di questi segni divisori. Già Andreou, p. 431 n. 12, sostiene che le necessità del metro impongono di posizionare questi segni al termine di ogni verso. Questa posizione fu poi seguita da Bousquet, da Cassio (e altri). L’ispezione diretta della pietra eseguita da Randone restituisce un quadro molto diverso: egli afferma che il segno sia certamente presente dopo i vv. 1, 6 e 7 e che, a causa del danneggiamento della pietra in quel punto,  «deve» essere integrato al v. 2. È stato omesso dopo i vv. 8 e 9, mentre dopo il v. 10 lo stato della pietra non consente di affermare nulla con certezza.

Lingua

Dialetto: la lingua dell’epigramma è una lingua poetica e per questo composita. Si registrano forme doriche consone all’area di composizione ma anche ioniche e epiche.

Eventuali caratteristiche: mantenimento di alpha in ἱμερτάν μάν κάρ; genitivo omerico -οιο; contrazione dorica Ἀίδα; τότε in luogo di τόκα. Come accade spesso nei testi epigrafici, la «quota di dialetto che pertiene all’elemento locale appare più rilevante di quanto non sia realmente, e ciò accade per la presenza di peculiarità che sono puramente grafiche […]»[1].


[1] Palumbo Stracca 1998, p. 239.

Supporto
  1. Tipologia del supporto: cenotafio.
  2. Materiale: calcare.
  3. Dimensioni: h. 2.5 m., l. 12.4 m.
  4. Stato di conservazione: Si conservano 8.68 m di iscrizione (ll. 1 e 2). La terza linea termina a 5.74 m. Mancano i versi 4 e 5 dei cinque distici elegiaci (un pentametro e un esametro) e una parola alla fine del terzo verso.
  5. Elementi descrittivi: Il monumento ha una struttura molto semplice costituita da blocchi di calcare attorno ai quali corre un toro. Sopra di esso, per tutta la lunghezza, erano originariamente situati sette blocchi di calcare di cui solo 5 sono tutt’ora conservati (Fig. 2). La sezione del muro iscritta costituiva la parte frontale di un grande recinto in pietra, posizionato all’esterno delle mura cittadine, lungo la strada che conduceva al porto. Il monumento è noto con il termine di polyandrion tuttavia non sono state rinvenute sepolture nel luogo, quindi la definizione corretta è quella di «cenotafio»[1].
  6. Luogo di ritrovamento: Ambracia (Arta) – Epiro. Il monumento è stato ritrovato durante uno scavo di salvataggio, lungo la strada che si dirama verso sud e che conduce al porto, a meno di 20 km sul golfo di Ambracia.
  7. Luogo di conservazione: Ambracia, in situ.

[1] Nozione già in Cassio e Randone, che tuttavia continuano a riferirsi ad esso con il termine polyandrion. Bousquet lo definisce «enceinte funéraire monumentale, ou polyandrion» e aggiunge la notizia del mancato ritrovamento di tombe. Potremmo dunque ipotizzare un cenotafio eretto dagli Ambracioti nel luogo dello scontro con i Perrebi, il quale offrì l’occasione di scrittura per l’epigramma. Forse il polyandrion era stato eretto nella città (o a Corinto), cfr. Tentori Montalto p. 87 n. 6.

Cronologia

Metà VI sec. a.C. o poco dopo.

La cronologia è basata sull’osservazioni paleografiche. Andreou 1991 datava il documento intorno al 600 a.C. ma la sua datazione era basata su una ricostruzione fuorviante del contesto, e soprattutto era dedotta dal confronto con CEG 145. La difficoltà di datare le iscrizioni corinzie è rimarcata da Bousquet, p. 599, che ricorda anche l’inutilità dei paralleli vascolari. Secondo Cassio, p. 101, la datazione deve essere spostata poco dopo la metà del VI secolo, e lo studioso ribadisce la difficoltà di datare sulla base della forma delle lettere per quanto riguarda iscrizioni di Corinto o delle sue colonie.

Commento  
Immagini

Fig. 1. Disegno del testo tratto da Andreou 1986 p. 429, ripubblicata da Bousquet 1992, p. 598.

Fig. 2. Immagini del cenotafio tratte da Andreou 1986, pinakes 98-99.