Titolo Epigramma funerario da Kos per Empedokrate
Trismegistos 930210
Autore e data Alessia Gonfloni, 4 Agosto 2023.
Editio princeps Segre, Iscr. di Cos (2007), pp. 165-166 no. EF 834 (SEG 57.799).
Altre edizioni IG XII.4.3 1241.
Bibliografia Pritchett 1965, 423 n. 4; Day 2019, pp. 240-242; Gonzàlez Gonzàlez 2019, p. 37-56; Gonzàlez Gonzàlez 2023.
Testo πατέρ̣[α] προλιπο͂σα [․]ΟΜ[․․]ΦΙΛ[— — — —]
Ἐμπεδοκράτη κεῖμ[α]ι, νύμφ’ ὀλο[ο͂ Ἀΐδαο].
οἰκτρὰ παθο͂σα φίλ[η] ΟΙΣΙΠΟΘΑ․[— — — — —]
ματέρα τὰν ἐλεῶ κ[ἐ]ν Ἄιδαο δό[ματ’ ἐο͂σαν].
 

Apparato

l. 1. [θ’] ὁμ[ο͂ς] φίλ[ον ἀνδρα e. g. Hallof (IG).
l. 2: νύμφ’ ὀλο[ο͂ Ἀΐδαο] IG, νύμφ’ ὀλοο͂ Ἀΐδαο Segre.
l. 3: ΟΙΣΙΠΟΘΑ․[— — — — —] IG, οἶσι πο͂ θάλ̣[— — —] Segre; οἶσι πο͂θ’ ά[έλιος IG; οἷσι ποθα[τὸς ἕην Sironen per epistulam ad Hallof.
l. 4: ματέρα τὰν ἐλεῶ IG, ματέρ ἄταν ἐλέω Segre; κ[ἐ]ν Ἄιδαο δό[ματ’ ἐο͂σαν] IG; κ[ἢ]ν Ἀΐδαο δό[ματι — —] Segre.

 

Metro

Esametri Dattilici (?)

Traduzione Avendo lasciato indietro (mio) padre [ … ]
io giaccio, Empedokrate, sposa del funesto [Ade].
Avendo sofferto in maniera degna di compassione, cara ΟΙΣΙΠΟΘΑ
ho pietà per mia madre, [che è nella casa] di Ade.
Scrittura

Pritchett 1965, 423 n. 4: «due rho con peduncolo; due rho senza peduncolo; sigma a quattro tratti».

IG: H. lettere 0.015-0.02 m. Interlinea: 0.005-0.001 m.

Lingua

Dialetto: dorico d’Asia Minore.

L’alpha lungo in πατέρ̣[α] potrebbe essere lungo per posizione; ma sembrerebbe mancare una sillaba (l. 1); alpha lungo in ματέρα τὰν(l.  4); genitivo in -αο (l. 2 Ἀΐδαο); resa dittongo -ou con omicron; mantenimento di eta in Ἐμπεδοκράτη (l. 2).

Supporto
  1. Tipologia del supporto: monumento funerario.
  2. Materiale: marmo bianco.
  3. Dimensioni: h. 0.21 m; l. 0.72 m.
  4. Stato di conservazione: la pietra, rotta a destra, si compone di due parti ricongiunte.
  5. Luogo di ritrovamento: Dyo Myloi, Cos.
  6. Luogo di conservazione: Museo di Kos, Inv. no. 28.
Cronologia Tardo VI (Segre; SEG; IG). Primo V (PHI; Day).
Commento

L’epigramma parla in prima persona: la fanciulla Empedokrate si presenta come sposa del terribile Ade. Nel primo verso il testo menziona il padre della ragazza che le è sopravvissuto, attraverso la consueta espressione di “abbandono” dei cari che restano in vita: προλιπο͂σα.
Nell’ultimo verso si menziona anche la madre della fanciulla. Nell’espressione οἰκτρὰ παθο͂σα è presente la tipica tematica della lamentela verso il destino crudele. Per l’espressione δό[ματ’ ἐο͂σαν in l. 4 cfr. Bremmer 2014, p. 188.

Per il riferimento all’espressione «sposa di Ade», Gonzàlez Gonzàlez 2019 e Day 2019 propongono un confronto con l’epigramma di Phrasikleia (CEG 24) e con i personaggi letterari di Kore/Persefone; Antigone e Cassandra. Nell’Antigone, la protagonista si riferisce a se stessa come «sposa di Ade» in 654, 810-816; 891; 917-918; ma l’espressione νύμφ’ ὀλοο͂ Ἀΐδαο sembrerebbe essere un unicum.

L’uso di νύμφη con il significato di «giovane sposa» è ampiamente attestato in letteratura, cfr. Il. 18.492; Od. 11.447; Aesch. Ag. 1179; Hdt. 4.172.2; Soph. Tr. 527. Nel passo pindarico Ol. 7.14, la ninfa di Rodi, figlia di Afrodite, è definita Ἀελίοιό τε νύμφαν.

La forma οἰκτρὰ, neutro avverbiale costruito dall’aggettivo, è utilizzata spesso per indicare il lamento pietoso, cfr. Od. 4.719; 10.409, 24.59: οἴκτρ᾽ ὀλοφυρομένη.

Il nome Ἐμπεδοκράτη sembrerebbe non essere attestato altrove. Il maschile Ἐμπεδοκράτης è attestato ad Atene (570 a.C.; Greifenhagen, Antike Kunstwerke p. 11 no. 24). Il mantenimento di eta nel nome, in un testo redatto in dialetto dorico d’Asia Minore, si spiega con la consuetudine scrittoria volta al riconoscimento del nome proprio, che difficilmente viene mutato o piegato ad esigenze di coloriture dialettali. La presenza di aspetti epicorici nei nomi propri, anche a costo di accettare commistioni linguistiche e strane convivenze dialettali è un tratto tipico dell’epigrafia, poiché il nome di un individuo è elemento identitario.

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