Titolo | Invocazione poetica ad un dio, CEG 196a. |
Trismegistos | Non ancora inserito nel database TM. |
Autore e data | Alessia Gonfloni, 23/02/2024. |
Editio princeps | Gaunt 2014, 114-115. |
Altre edizioni | – |
Bibliografia | – |
Testo | ΟΑΝΑΧΣ
ὦ ἄναξ |
Apparato | |
Metro
Incipit di un verso metrico (?) |
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Traduzione | Oh Signore |
Scrittura | Alfabeto: Xi è reso con digrafo chi+sigma |
Lingua | Nessun elemento disponibile |
Supporto |
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Cronologia | 520-510 a.C. |
Commento |
Nella sua discussione sulla coppa (p. 114, nota 91), Gaunt, dopo aver menzionato una bibliografia parziale relativa a Phintias, riferisce che lo studioso Michael Padgett avrebbe riconosciuto frammenti di (altre?) due coppe firmate: «Michael Padgett has recognized fragments of two signed cups». Gaunt esplicita che il primo dei due frammenti individuati da Padgett si trova nel Carlos Museum dell’Emory University, inv. n. 2003.60.3,4,12. Esso presenta una decorazione di satiri con uno scudo e reca due iscrizioni: Νικ[ίας καλός] e [Φιντ]ίας ἔγ[ραφσεν]. Il secondo frammento, invece, dovrebbe trovarsi in una collezione privata nel New Jersey e mostra un atleta; l’iscrizione recita: [Φιν]τίας ἐπο[ίεσεν]. Poiché Gaunt non fornisce alcuna bibliografia di riferimento per controllare M. Padgett, esclusa la questione dell’attribuzione al medesimo artista, non è chiaro il collegamento fra i due frammenti e la coppa recante l’iscrizione ὦ ἄναξ. A tal proposito, in una sua personale annotazione a SEG 66.103, Papazarkadas scrive: «It is not clear if the Carlos Museum cup is the one with the hymn-dipinto or if Gaunt describes three different objects. The author appears to be deliberately vague». L’identificazione dell’iscrizione come “inno”, infine, è imprudente. Il testo si compone di un interiezione seguita dal vocativo e potrebbe trattarsi di una supplica (vista anche la posizione delle mani alzate del personaggio rappresentato) o ancora di incipit di preghiera; è ascrivibile alla categoria delle “didascalie”, ovvero quella specifica tipologia di testi che spesso chiariscono le pitture vascolari. L’iscrizione, infatti, sarebbe1 posta a corredamento di una rappresentazione con giovane vestito di himation e chitone, recante una ghirlanda nei capelli. Nella raffigurazione sarebbe presente anche un altare in pietra decorato con voluta ionica. Secondo la descrizione di Gaunt, il giovane è inchinato verso l’altare e alza le mani in preghiera. La didascalia ΟΑΝΑΧΣ correda tale rappresentazione. A p. 115, Gaunt analizza le diverse possibilità di identificazione del dio a cui si rivolgerebbe la preghiera: Dioniso (per un confronto con Anacreonte 12, cfr. Page (1962) 182 no. 357), ma anche Zeus, Poseidone, Ade, Ermes, Asclepio, Pan, Elio, Efesto, Eracle e Apollo (cfr. Gaunt 2014, p. 115 n. 93 e 94). Nella conclusione lo studioso sembra propendere per l’attribuzione dell’esclamazione al dio Apollo. Il sintagma ὦ ἄναξ è chiaramente poetico, ma l’iscrizione resta pur sempre una didascalia e la stessa valenza metrica, seppur plausibile, è solo teorizzata sulla base di ciò che ipoteticamente si potrebbe immaginare a seguito dell’invocazione al dio. 1. Il condizionale è d’obbligo poiché non si hanno sufficienti informazioni sulla coppa in questione. |
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