Legenda

A. Riferimenti: ad una voce di IG; a voci di SEG; ad altri repertori; link ad IG / PHI (se presenti) o ad altri database online;
B. Contributi documentali (strettamente epigrafici o archeologici);
C. Contributi al testo (filologici, linguistici, metrici, storici);
D. Contributi presenti in voci di catalogo o in monografie; articoli con trattazioni di più voci di CEG.
OS. Open Sources: database o strumenti di indagine accademica online.

 

A SEG 40.1650; 49.39; 55.2007; 57.72; 58.30; 58.1888; IG I3 1265; PHI.
 
D D’Onofrio 1998, pp. 103–123; discute alcuni elementi di quel continuum tra οἶκος e πόλις particolarmente importanti per la nostra comprensione della società arcaica (p. 103). Analizza i tipi di informazioni fornite dalle iscrizioni arcaiche funerarie ateniesi, tra cui:
– termini di parentela (pp. 105-107);
il “genere” del destinatario del monumento funerario (pp. 107-108);
– l’età del defunto (pp. 108-110);
le coincidenze onomastiche fra monumenti votivi e funerari (pp. 110-113);
gli stranieri (pp. 113-116).
Conclusioni alle pp. 116-118 e bibliografia pp. 118-120. Presenta una tabella di nomi propri di Ateniesi che compaiono sia sulle lapidi che nelle dediche (pp. 120-122). CEG 26 = D’Onofrio p. 111, sub vocem ARCHIAS.
 
C Ecker 1990; vedi CEG 2.
 
C Bruss 2005; vedi CEG 1. CEG 26 = Bruss 2005, p. 12 n. 63; p. 25 n. 34; p. 51 n. 64.
 
D Elmer 2005, pp. 1-39; vedi CEG 13.
 
C

Löschhorn 2007, pp. 272-274; nel paragrafo dedicato alla discussione dell’ortografia delle consonanti doppie nelle parole posizionate alla fine della linea, discute i punti cruciali dell’iscrizione rappresentati da Εὐκονσμίδες al v. 2 e da Φαίδιμοσοφός al v. 3.

Il testo pubblicato da CEG è il seguente:

τόδ’ Άρχίο ‘στι σεμα : κάδελφες φίλες, : 
Εύκοvσμίδες : δε τουτ’ έποίl εσεν καλόν, : 
στέλεlν: δ’ έπ’ αύτδι: θεκε Φαίδιμοσσοφός.

Lo studioso parte dalla difficoltà ad accettare una parola con geminazione interna in epoca arcaica ed ipotizza che il lapicida abbia iscritto il testo sulla pietra a partire da una copia-modello che prevedeva la disposizione dei tre versi su una medesima riga. Lo spazio della pietra, però, obbligando il lapicida a distribuire il testo su cinque linee, avrebbe condizionato le tecniche di incisione e per errore il lapicida avrebbe unito a Φαίδιμος le ultime 4 lettere del v. 3 con scrittura destrorsa invece che sinistrorsa. Questo ragionamento conduce lo studioso ad isolare il termine σοφδ, che andrebbe inteso come duale riferito sia a Εὐκονσμίδες del v. 2 che a Φαίδιμος del v. 3.
Nel corso dell’articolo esamina le varie accezioni del termine σοφός in riferimento agli artisti e alle interpretazioni plausibili. In generale la ricostruzione di Löschhorn sembrerebbe essere priva di fondamento e si basa su ipotesi impossibili da dimostrare, anche solo a livello teorico.

 
D Tsagalis 2008; vedi CEG 1. CEG 26 = Tsagalis 2008, p. 321.