Legenda

A. Riferimenti: ad una voce di IG; a voci di SEG; ad altri repertori; link ad IG / PHI (se presenti) o ad altri database online;
B. Contributi documentali (strettamente epigrafici o archeologici);
C. Contributi al testo (filologici, linguistici, metrici, storici);
D. Contributi presenti in voci di catalogo o in monografie; articoli con trattazioni di più voci di CEG.
OS. Open Sources: database o strumenti di indagine accademica online.

 

A SEG 37.52; 39.1779; 42.54; 44.1697; 55.2007; 56.35; 58.30; BE 2008.37; IG I3 1213; PHI.
 
B Moretti 1987, p. 83; dopo aver esaminato nuovamente l’iscrizione preferisce considerare Ὀλυμπιόνικος come nome proprio del defunto.
 
B Day 1989, pp. 16-28; vedi CEG 13. A pag. 26 trascrive CEG 43 e traduce: «… once an Olympic victor … –kles whose [marker] here his mother [erected] … I lament because before his time…». Ritiene che l’uso della prima persona trasformi il testo narrativo in uno di tipo drammatico: il lettore è chiamato a leggere in prima persona ed è naturalmente coinvolto. Questo componimento è un chiaro esempio, anche se frammentario, di tale coinvolgimento.
 
B Moretti 1992, p. 125; ripete la posizione di Moretti 1987.
 
C

Cassio 1994, p. 106-117. A partire dall’analisi dei versi rinvenuti sul monumento di Ambracia noto come polyandrion (ovvero SEG 41.540, in effetti un cenotafio), lo studioso fissa e valorizza alcune idee che in qualche modo erano state poste in luce da Peek 1973 (93 n. 1), Matthaiou 1986 e Lewis 1987. Tuttavia, nonostante il terreno fertile offerto da questi contributi, fino alla pubblicazione di questo articolo, ogni volta che gli studiosi si trovavano di fronte a testi epigrammatici di tipo funerario con un “io parlante” anonimo, cercavano di attribuirlo a qualcosa di “reale” che potesse essere in un certo senso ‘parlante’ come un rilievo sulla tomba o la stele stessa. 
Nel 1989 Day (cfr. CEG 13) aveva pubblicato un articolo sui rituali connessi alla “performance della pietra”. Lo studioso cercava di spiegare cosa significassero gli epitafi arcaici in versi per i “lettori” contemporanei, aprendo la strada ad un dibattito molto interessante. Secondo Day, infatti, il ‘messaggio’ trasmesso dall’epigrafe funeraria al suo ‘lettore’ avrebbe tra le sue finalità principali, oltre a quella di perpetuare la memoria del defunto, anche quella di fissare il ricordo del rito funebre per coloro che non erano stati presenti all’evento e non avevano partecipato al funerale, cioè appunto i passanti occasionali che leggevano l’epigrafe. Day affrontava la questione soprattutto in funzione degli epigrammi arcaici; sarà Rossi nel 1999 ad affermare che tale teoria potrebbe essere applicata anche a iscrizioni classiche e postclassiche, poiché l’ipotesi stessa di interpretare l’epigrafe come una sorta di ‘riassunto’ del funerale per chi non era stato presente è rafforzata non solo dal numero degli esempi giunti fino a noi ma soprattutto dalla loro distribuzione diacronica. L’aspetto più interessante della teoria di Day è l’attenzione al lamento funebre e i riferimenti al pianto, al lutto, all’idea del λείπειν. Inoltre, in base a queste premesse, Rossi non vede la necessità di ricondurre l’epigramma funerario di tipo epigrafico alle convenzioni del rapporto poeta-pubblico dell’elegia trenodica: trattandosi di un rituale funerario, quelle convenzioni andranno ricercate all’interno del rituale stesso, di cui purtroppo molti connotati ancora sfuggono.
Ad ogni modo, fu il contributo di Cassio a semplificare tale meccanismo. Lo studioso ha riconosciuto l’esistenza della convenzione dell’anonimo io parlante, interlocutore esterno, che ha la funzione di instaurare un rapporto a tre tra il defunto, il parlante stesso e il suo uditorio. Si instaura un rapporto molto stretto fra questi tre interlocutori, destinato a durare nel tempo, anche oltre il tempo della performance legata al rito.

L’analisi del primo verso dell’epigramma da Ambracia, in cui compare un anonimo io narrante che piange in prima persona, è utile per confrontare luoghi simili fra cui CEG 2, 43, 51, 161, 470.

 
D Elmer 2005, pp. 1-39; vedi CEG 13.
 
B Knigge 2006, pp. 127-163 e pl. 17-20; discutendo il monumento funerario degli Alcmeonidi nel Keramikos, confronta la nostra stele per motivi architettonici.
 
D Tsagalis 2008; vedi CEG 1. CEG 43 = Tsagalis 2008, p. 231 n. 27, p. 256 n. 101, p. 321.