Legenda

A. Riferimenti: ad una voce di IG; a voci di SEG; ad altri repertori; link ad IG / PHI (se presenti) o ad altri database online;
B. Contributi documentali (strettamente epigrafici o archeologici);
C. Contributi al testo (filologici, linguistici, metrici, storici);
D. Contributi presenti in voci di catalogo o in monografie; articoli con trattazioni di più voci di CEG.
OS. Open Sources: database o strumenti di indagine accademica online.

 

A SEG 42.56; 44.21; 55.2007; 58.30; IG I3 1218; PHI.
 
B Viviers 1992, pp. 125-129 (ph. p.126); ripubblica il testo dopo l’autopsia della pietra, senza cambiamenti; presenta una traduzione e discute le caratteristiche epigrafiche della stele, con confronti con altre epigrafi che recano la firma di Aristokles. Discute in dettaglio le osservazioni di Jeffery 1962, p. 126, secondo la quale questa iscrizione, IG I³ 1344 e IG I³ 1211, firmate da Aristion di Paro, sono da attribuire alla stessa scuola. Viviers accetta l’ipotesi di Jeffery ma rifiuta quella di Willemsen (Archaische Grabmalbasen aus der Athener Stadtmauer «MDAI» A 78, 1963, p. 139 n.11) e di Kontoleon (Aspects de la Grèce préclassique, Parigi 1970, p. 60-61), secondo i quali i due Xenophantos menzionati in IG I³ 1344 e IG I³ 1211 siano in relazione. Traduzione di Viviers: «Voici, Xénophantos, le tombeau que ton père a fait ériger pour ta dépouille (ton père) Sophilos, que ta mort a endeuillé. Aristokles a sculpté le monument». Conferma la datazione suggerita da Willemsen (ultimo quarto del VI) sulla base di considerazioni paleografiche. [Da Hansen la stele è datata ca. 510?].
 
B Chamoux 1994, p. 9-10; il contributo di Chamoux è volto a dimostrare, con alcuni esempi pratici, la generale inattendibilità del lavoro di Viviers che secondo l’autore non avrebbe consultato in maniera adeguata i volumi di Hansen. A proposito di CEG 50, Chamoux suggerisce di interpretare ΣΟ in l. 1 come un errore dell’incisore per σοι (con θανόντι) così come riportato anche da Hansen (che accoglieva una lettura di D. L. Page). Chamoux rifiuta dunque la lettura di Viviers che intendeva σõ = σοῦ  (op. cit., p. 125). Secondo Viviers, infatti, si tratterebbe di uno ionismo che potrebbe aiutare ad identificare la patria del defunto o l’origine dello scultore.
 
D Elmer 2005, pp. 1-39; vedi CEG 13.
 
D Tsagalis 2008; vedi CEG 1. CEG 50 = Tsagalis 2008, p. 271 e 321.