Titolo Epigramma funerario per Callimaco – CEG 718a.
Trismegistos 895804
Autore e data Alessia Gonfloni, 6-11-2021.
Editio princeps Saatsoglou-Paliadeli 1996, pp. 100-122 (ph.; dr.; SEG 46.830).
Altre edizioni  –
Bibliografia

Saatsoglou-Paliadeli 1999, pp. 353-367 (SEG 49.657); Stieber 2006, pp. 28-37 (SEG 56.699); Επιγραφές κάτω Μακεδονίας B, 54; Tozzi 2016 pp. 91-115.

Testo

ἐνθάδε̣ [Κα]λ̣λιμ[˘ ¯ ˘ ˘ ¯ ˘ ˘ ¯ ˘ ˘ ¯ ×] |

ναῶν εὐστύλων [¯ ˘ ˘ ¯ ˘ ˘ ¯] |

εὐδοκίμο[υ] πατ[ρὸς — — —] |

τ̣έχ̣νη. […]

 

Apparato

l. 3 εὐδοκίμο[υ] πατ[ρὸς — — —]: ed. pr.

 

Metro

Due distici elegiaci.

Traduzione Qui [giace] [Ca]llim[aco…] [architetto?] di templi dalle belle colonne […] [figlio] dell’illustre padre […] . La [sua] arte […].
Scrittura

Alfabeto: azzurro scuro.

Lettere: le lettere rettilinee sono tutte di uguale altezza (2.1 cm) e i loro tratti sono di uguale spessore e senza apici o estremità arricciate. La barra orizzontale di alpha è innestata esattamente a metà della sua altezza; epsilon con aste orizzontali parallele e barra centrale della stessa lunghezza delle altre due orizzontali; my a quattro tratti con aste divaricate, ny con aste verticali di uguale altezza; sigma a quattro tratti con aste divaricate, ypsilon con tratto obliquo dritto.

Le lettere curve sono di altezza simile a quelle rettilinee:
Θ: alto 2 cm con puntino centrale.
Ω: alto 2.1. cm con una curva molto ampia e larghe barre orizzontali.

L’iscrizione è incisa stoichedon su quattro linee di testo. Nella fig. 3 si riproduce la griglia elaborata da Saatsoglou-Paliadeli che forma un rettangolo di 3×3.4 cm, la cui altezza include anche lo spazio di interlinea, a sua volta di 0.4-0.5 cm.

Lingua Dialetto: ionico-attico.
Supporto
  1. Tipologia del supporto: stele (?) funeraria.
  2. Materiale: arenaria.
  3. Dimensioni: h. 0.22 m.; l. 0.74 m.; sp. 0.395 m. La sezione iscritta misurava originariamente 0.395 m. di larghezza e 0.22 m. di altezza.
  4. Stato di conservazione: il monumento originale era presumibilmente composto di più blocchi; sopravvive solo quello a sinistra, che reca ancora parte dell’iscrizione, chiaramente incompleta.
  5. Elementi descrittivi: blocco parallelepipedo di arenaria di forma ben modellata. I lati corti posteriori dell’iscrizione e il grande rettangolo inferiore della pietra sono stati approssimativamente lavorati con uno scalpello appuntito. La superficie laterale (quella a sinistra dal punto di vista dello spettatore) è rifinita e ben visibile nella sua natura originaria. La sezione in alto mostra tracce di una scanalatura a forma di Γ, parallela al lato lungo della pietra, e di 16 cm più corta del bordo (vedi Fig. 2). Forma un’area di 58×22.5 cm, ed è evidente che al di sopra fosse posizionato un altro elemento. Stessa situazione per il lato a destra, percorso da una scanalatura a forma di Π. Anche in questo caso possiamo ipotizzare con una certa sicurezza che questo lato fosse in contatto con una pietra di forma simile ma più piccola.
  6. Luogo di ritrovamento: Verghina, Macedonia.
  7. Luogo di conservazione: Verghina, Museo delle Tombe Reali di Aigai, BL 2935.
Cronologia

Tardo V, primi del IV. La forma delle lettere associata con la scrittura stoichedica suggeriscono una datazione compresa nel periodo classico. Dal punto di vista paleografico Saatsoglou-Paliadeli 1996 p. 107[1] nota che questa iscrizione è più antica dell’iscrizione votiva di Alessandro dal tempio di Atena Poliade a Priene o dell’iscrizione della nonna di Alessandro, Euridice I, anch’essa da Verghina. La studiosa aggiunge inoltre che morfologicamente ha molto in comune con un’iscrizione datata al 408/407 da Atene[2] ma anche con l’iscrizione per Archelao di Macedonia[3], datata 407/406 (fatta eccezione per la scrittura pre-Euclidea e la forma arcaica di lambda nell’iscrizione di Archelao). Al contrario il trattato di Aminta III con i Calcidesi, che Swoboda ha datato al 394 (anche se secondo Saatsoglou-Paliadeli potrebbe essere riferito al secondo periodo del suo lungo regno), è paleograficamente posteriore alla nostra iscrizione. Infine, se l’uso della scrittura post-Euclidea nella nostra iscrizione ha lo stesso significato in Macedonia che in Attica, ne dobbiamo concludere che il monumento è certamente successivo al 403/402 e precedente al regno di Aminta III.


[1] Saatsoglou-Paliadeli 1996, p. 107 e p. 117-118 note 13 e 14.

[2] Saatsoglou-Paliadeli pensa a Guarducci EG I, n. 194.

[3] Tod 1948, 222 no. 91.

Commento  
Immagini

Fotografia di Emanuele Dettori.

Ulteriori supporti iconografici disponibili al link: 718a – Immagini e Ricostruzioni